Ricordando Pietro Tresso, per un fronte unico di lotta, per una Vicenza dei lavoratori

Nonostante la classe dominante ha fatto in modo che i lavoratori di Vicenza dimenticassero la loro storia, il movimento operaio vicentino ha una lunga tradizione di lotta e Vicenza e la sua provincia ha dato i natali a compagne e compagni che hanno lottato coraggiosamente contro le ingiustizie del capitalismo e contro il fascismo.

Il 2013 è l’anno in cui si celebrano i 120 dalla nascita e i 70 anni dalla morte del grande rivoluzionario trotskista Pietro Tresso (nome di battaglia Blasco) nato il 30 gennaio 1893 a Magrè di Schio, in provincia di Vicenza e assassinato nel 1943 da agenti stalinisti in Francia durante la Resistenza al Nazifascismo. Pietro Tresso fu amico e compagno di lotta di Antonio Gramsci, con cui fondò il Partito Comunista d’Italia, fu in prima fila nell’opposizione trotskista allo stalinismo negli anni trenta e fondatore della Quarta Internazionale di Trotsky nel 1938. Fu un militante rivoluzionario coerente e coraggioso. I giovani rivoluzionari d’oggi, guardando alla sua vita, possono trovare l’esempio di una vita dedicata alla causa, antidoto al cinismo e alla disillusione odierna che investe la politica e le sue organizzazioni.

Il PdAC pone all’attenzione dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati. degli studenti, dei pensionati poveri, la necessità di ricostruire una coscienza di classe e di ricordare le coraggiose battaglie dei compagni e delle compagne che ci hanno preceduto. Al contempo è urgente la costruzione di una piattaforma in grado di unificare in un fronte unico di lotta i lavoratori delle industrie e dei servizi, del commercio e del pubblico impiego, i disoccupati e i lavoratori precari, i lavoratori italiani e immigrati. Una piattaforma contro i programmi di austerità e le politiche che scaricano la crisi del capitalismo sulla classe operaia. È necessario che si inneschi un movimento di lotta che veda anche Vicenza protagonista, per una vertenza generale contro il governo e il padronato, con un programma che a partire da rivendicazioni transitorie (la nazionalizzazione sotto controllo operaio delle aziende che chiudono o delocalizzano; la ripubblicizzazione sotto controllo degli utenti e dei lavoratori dei servizi sociali ed essenziali, della scuola e della sanità; il blocco della cementificazione di nuove aree, la bonifica e la conversione in verde pubblico dei siti abbandonati e/o contaminati; la chiusura e la conversione ad uso civile delle basi militari, …) ponga la necessità, ad ogni livello politico e quindi anche a quello comunale, di un altro governo: un governo dei lavoratori.

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