Assemblea pubblica e cena sociale in ricordo di Pietro Tresso‏. Domenica 6 Ottobre 2013 alle h 15.30 presso il Circolo Operaio a Magrè di Schio (Vi)

pietrotresso2Invitiamo a partecipare all’assemblea che si terrà presso il Circolo Operaio di Magrè di Schio, in occasione dei 120 anni dalla nascita e dei 70 anni dalla morte del grande rivoluzionario Pietro Tresso, nato il 30 gennaio 1893 a Magrè di Schio e assassinato nel 1943 a Haute Loire (Francia).

All’iniziativa, e fra i relatori, avremo con noi lo storico della Resistenza Ugo De Grandis.

(clicca sull’immagine per visualizzare la locandina)


Il movimento operaio vicentino, e quello della zona di Schio in particolare,  ha una lunga tradizione di lotta.

Vicenza, con  la sua provincia, ha dato i natali a compagne e compagni che hanno lottato coraggiosamente  contro le ingiustizie del capitalismo e contro il fascismo.
Il 2013 è l’anno in cui si celebrano i 120 dalla nascita e i  70 anni dalla morte del grande rivoluzionario trotskista  Pietro Tresso (nome di battaglia Blasco) nato il 30 gennaio 1893 a Magrè di Schio, in provincia di Vicenza e assassinato nel 1943 da agenti stalinisti in Francia, durante la Resistenza al Nazifascismo.
Pietro Tresso a sedici anni fondò il “Circolo Giovanile Socialista” a  Magrè.
Sindacalista in Puglia, fu in prima linea nella battaglia per il minimo salario garantito ai contadini.
Fu amico e compagno di lotta di Antonio Gramsci, con cui fondò il Partito Comunista d’Italia, fu in prima fila  nella opposizione trotskista allo stalinismo negli anni trenta e fondatore della Quarta Internazionale di Trotsky nel 1938.
Fu un militante rivoluzionario coerente e coraggioso.
I giovani possono trovare in  Pietro Tresso l’esempio di una vita dedicata alla causa rivoluzionaria, antidoto al cinismo e alla disillusione odierna che investe, in Italia, la politica e le sue organizzazioni.


Al termine dell’ assemblea ci fermeremo per cena sociale di raccolta fondi a favore della cassa di resistenza della lotta degli operai dell’ OM Carrelli di Bari, per solidarietà alla lotta dei compagni pugliesi e in omaggio all’attività di sindacalista di Pietro Tresso in Puglia.
Contributo per la cena sociale: € 15 (per prenotazioni telefonare a Patrizia 349 2916878)

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Antifascismo è anticapitalismo

indexDesideriamo intervenire in merito al tanto discusso convegno che doveva tenersi a Vicenza, città amministrata dal sindaco del Partito Democratico Achille Variati, il 7 settembre prossimo ai Chiostri di Santa Corona con l’avvocato del gerarca nazista Priebke e due esponenti del Npd, il partito d’estrema destra tedesco. L’utilizzo della sala per il convegno è stato poi revocato dall’amministrazione comunale su pressione della Questura e Prefettura, per problemi d’ordine pubblico, negli stessi giorni in cui alcuni esponenti d’organizzazioni sindacali e politiche di sinistra avevano lanciato un appello contro l’iniziativa. Diciamo, da subito, che consideriamo l’annuncio di questo convegno un fatto gravissimo che si collega ad altri fatti gravi come la comparsa delle scritte naziste sui muri di Vicenza e l’intolleranza e il clima d’odio fomentato ad arte nella nostra città nei confronti di poveri, senza tetto e lavoratori immigrati, e che non avremmo fatto mancare il nostro appoggio all’eventuale sit-in di protesta. È utile, al contempo, evidenziare il fatto che la maggior parte delle organizzazioni rappresentate dai firmatari dell’appello contro l’iniziativa ha nel recente passato sostenuto il sindaco Variati non perdendo al contempo l’occasione per appoggiare governi e giunte del Pd, sempre con la scusa “di battere la destra”.

Partiamo da quanto sta succedendo nel vecchio continente per poi ricollegarci alle dichiarazioni rilasciate da esponenti della cosiddetta sinistra che dovrebbe richiamarsi all’antifascismo. Mentre una pesantissima crisi economica si abbatte sull’Europa – causando misure d’austerità, diminuzione dei diritti, licenziamenti di massa e chiusura delle fabbriche – rialzano la testa gruppi di nazifascisti che oggi si organizzano impunemente per diffondere la cultura dell’intolleranza nei confronti del “diverso”, omosessuale o immigrato che sia, approfittando del malessere provocato proprio dalla crisi per fomentare divisioni e odio. L’abbiamo visto in Grecia dove il partito neofascista Alba Dorata ha aumentato i consensi alle scorse elezioni. Il risultato è stato l’aumento indiscriminato delle aggressioni nei confronti degli immigrati, citiamo per esempio le vere e proprie spedizioni punitive nei mercatini rionali dove le squadracce nere devastano i banchetti tenuti dagli stranieri. Lo stesso partito ha organizzato sotto il Parlamento Ateniese una distribuzione di cibo ai poveri, ma naturalmente solo a quelli di pura “razza greca”. L’abbiamo visto anche in Francia, dove a farne le spese è stato un giovanissimo militante antifascista, Clèment, ucciso lo scorso 5 giugno in un vile agguato squadrista mentre si trovava per le vie di Parigi con degli amici. Sempre in Francia, durante il maggio scorso, vari gruppuscoli della destra nazionalista francese trovarono un fattore d’aggregazione e legittimazione nella mobilitazione contro la nuova legge di Hollande che ha istituito i matrimoni gay (gli stessi definivano le loro manifestazioni “manif pour tous”, manifestazione per tutti!). Quella campagna omofoba fu sostenuta dal Fn (Front National, partito d’estrema destra) e anche dall’Ump, il partito dell’ex presidente della repubblica Nicolas Sarkozy. Tornando in Italia, vogliamo ricordare che nel 2003 a Milano era assassinato dalla vile mano fascista il compagno milanese Davide Cesare, meglio conosciuto come Dax, militante di un centro sociale milanese. Nel 2008 a Verona, un gruppetto di giovani vicini all’estrema destra pestava a morte Nicola Tommasoli. A Firenze, il 13 dicembre 2011, un italiano vicino a Casapound spara e uccide due senegalesi, Samb Modou e Diop Mor, altri tre rimangono feriti. Questi sono i brutali omicidi degli ultimi anni, poi c’è un elenco infinito d’aggressioni e attentati che si susseguono nel silenzio generale, a subirne le maggiori conseguenze sono immigrati, rom, omosessuali e militanti antifascisti e antirazzisti. Ma il pericolo fascista s’insedia anche in Ungheria, Olanda e perfino nei “pacifici” Paesi scandinavi.

Data la loro storia, passata e recente, fatta soprattutto d’attacchi squadristi contro i lavoratori e le loro sedi sindacali (qualcuno vada a ristudiarsi cosa successe nel ventennio), con i fascisti noi precludiamo ogni tipo di “confronto”, a differenza di quanto emerso dalle dichiarazioni di un esponente di Sinistra Ecologia e Libertà. Non è necessario ascoltare i fascisti per poi contestarli, lo diciamo soprattutto al vicesindaco Bulgarini D’Elci, che definisce i contenuti degli esponenti d’estrema destra come opinioni semplicemente “diverse o sgradite”. Il vicesindaco, a nome dell’Amministrazione di Vicenza guidata dal Partito Democratico, si è anche pubblicamente dispiaciuto di dover annullare il convegno. Non ci sorprendono queste posizioni da parte del Pd e continuiamo al contempo a ribadire che non è certo richiamandosi, come hanno fatto i firmatari della petizione, «all’attuale ordinamento legislativo, a partire dal suo testo fondamentale che è la Carta Costituzionale», che si porrà il fascismo fuori della storia. Per farlo bisogna praticare un antifascismo militante e di classe, che si colleghi alla più generale mobilitazione anticapitalista. L’antifascismo “costituzionale” e “legalitario” predicato da certi partiti della sinistra è un modo per sottacere il vero problema, il capitalismo. Fin quando rimarrà un sistema fondato sullo sfruttamento e sull’esclusione sociale della stragrande maggioranza della popolazione da parte di una minoranza, rimarrà sempre il pericolo fascista, il pericolo di una reazione del sistema capitalista contro le lotte di coloro che vogliono giustamente rovesciarlo.

Per noi antifascismo significa anticapitalismo e anticapitalismo significa antifascismo. Con queste parole era stato lanciato il corteo che lo scorso 16 marzo ci ha visti scendere in piazza a Milano a distanza di dieci anni dall’omicidio fascista di Dax. Quel giorno c’erano compagne e compagni da tutta Italia, riunite sotto «due parole che non possono essere scisse, perché il nostro antifascismo si radica nella messa in discussione del modo di produzione capitalista e dei suoi rapporti sociali. Il fascismo si configura, oggi come ieri, come figlio e servo del capitale. Combattere il fascismo significa combattere per un’emancipazione sociale e politica in senso anticapitalista». Così recitava l’appello per quella manifestazione. Quelle parole le riaffermiamo oggi contro i rigurgiti neri che vorrebbero farsi spazio in città. Ci rivolgiamo a tutte le organizzazioni sinceramente antifasciste, a tutti quei militanti impegnati sul fronte della lotta antifascista: uniamoci per mantenere viva la memoria di ieri e per costruire la Resistenza d’oggi contro il capitalismo e rigurgiti reazionari che esso produce.

Proprio sabato 7 settembre partirà da Vicenza un nutrito gruppo di studenti, lavoratori e militanti sindacali di diverse organizzazioni per partecipare a Rimini alla due giorni sulle lotte operaie di ieri e d’oggi, organizzata dal PdAc. Non sarà solo un importante momento di studio sulle lotte del passato (le lotte operaie del Biennio Rosso, gli scioperi operai di Torino del ‘43 e quelli dell’autunno caldo degli anni ’70) ma un momento di collegamento nazionale ed internazionale con una tavola rotonda con gli esponenti di importanti lotte di oggi: lavoratori e militanti sindacali del sindacato di base del Csp Conlutas (Brasile), del SiCobas Ikea di Piacenza, della Fiom Ferrari di Maranello, dell’Om Carrelli di Bari, Cub Immigrazione, No Austerity, Granarolo di Bologna, dell’Usb dell’Ilva di Taranto e diversi altri. Noi pensiamo che solo la classe dei lavoratori unita e organizzata contro le politiche padronali, contro governi e amministrazioni di centro, centro-destra e centro-sinistra, può alimentare e allargare il fronte, a Vicenza, in Italia e nel mondo, di un vero antifascismo militante.

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No alla tregua sindacale, rilanciamo la lotta dei lavoratori!

Questa mattina siamo scesi in corteo affianco dei lavoratori e delle lavoratrici che hanno manifestato in centro città. Pur non condividendo la piattaforma proposta da Cgil-Cisl-Uil, abbiamo ritenuto doveroso partecipare alla manifestazione portando la posizione del Partito di Alternativa Comunista. Di seguito il testo del volantino distribuito durante il corteo.
resizeNO ALLA TREGUA SINDACALE, RILANCIAMO LA LOTTA DEI LAVORATORI!

COSTRUIAMO LO SCIOPERO GENERALE AD OLTRANZA CONTRO I PIANI DI AUSTERITY DEI GOVERNI EUROPEI

La svolta a destra della direzione di Landini è un dato di fatto, nonostante la crisi si sia in questi ultimi mesi acutizzata e gli attacchi di Confindustria si siano intensificati. La moderazione della politica sindacale, non solo della Fiom ma della Cgil tutta, non ha contribuito ad un avanzamento delle lotte e delle vertenze che hanno visto in questi mesi centinaia di lavoratori impegnati.
Se, infatti, lo scorso ottobre abbiamo denunciato, in occasione dello sciopero di categoria, la disponibilità dei dirigenti Fiom a siglare una tregua sociale con i padroni in cambio del ritorno al tavolo delle trattative, oggi assistiamo a un’ulteriore novità che potrà solo peggiorare i rapporti di forza tra lavoratori e Confindustria. In occasione dell’ultima riunione del suo Comitato Centrale, la Fiom ha stilato un programma di otto punti che di fatto propone di abbandonare la fallimentare scelta di risolvere i conflitti tra operai e padroni per via giudiziale. Tutto questo lo si fa senza riconoscere la necessità di aumentare lo scontro di classe, al contrario, si offre a Fim, Uilm e Federmeccanica la resa incondizionata: stop ai ricorsi ai tribunali, accettazione dell’accordo del 28 giugno 2011 (col quale si distrugge il Contratto Nazionale prevedendo che ogni azienda possa derogarlo in peggio) per ottenere in cambio il tanto sognato ritorno al tavolo della concertazione. Tutto ciò però non basta. Insieme alla Cgil, i dirigenti della Fiom hanno accettato una riforma della rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro che nei fatti impedisce di opporsi a ogni accordo aziendale che vada a modificare, peggiorandoli, i diritti di operai e impiegati.
Si accetta cioè la fine definitiva del sindacalismo conflittuale per virare verso un sindacato dei servizi, trasformando il rapporto tra sindacato e lavoratori in quello tra fornitori di servizi e clienti. E questo proprio nel momento in cui l’attacco al mondo del lavoro si appresta a subire una nuova spinta. Il nuovo governo di concordia nazionale (Pd-Pdl-Centro di Monti) già dalle prossime settimane dovrà inasprire la politica di austerità fin qui seguita. A partire da questo autunno, il governo dovrà adempiere agli obblighi imposti dalla Troika (Banca Centrale Europea, Unione Europea, Fondo Monetario Internazionale), per farlo dovrà cominciare a varare manovre di parecchie decine di miliardi, che sappiamo già da ora cosa andranno a colpire: scuola e sanità pubblica, pensioni, salari, stato sociale in genere.
Dobbiamo dire basta e organizzare un’azione di lotta degna dell’attacco che ci stanno facendo, solo bloccando il paese con uno sciopero generale e prolungato possiamo contrastare questi attacchi. A chi propone la pace sociale bisogna rispondere che pace ci sarà solo quando la crisi non la pagheranno più i lavoratori, quando, attraverso la lotta, si faranno fallire le politiche di austerità imposte dalla Troika (BCE, UE, FMI). La crisi deve pagarla chi l’ha creata: banchieri, ricchi proprietari industriali e governi. Per far questo, per opporsi non solo alla borghesia e al suo governo, ma anche alle burocrazie sindacali complici, bisogna avanzare un chiaro programma di classe, che rappresenti una vera e concreta alternativa negli interessi della classe lavoratrice. Per questo rivendichiamo:

  • Abolizione delle leggi sul precariato!
  • Difesa della scuola, della sanità e delle pensioni pubbliche!
  • Aumenti salariali per recuperare il potere d’acquisto perso con la crisi!
  • Pieni diritti sindacali e civili ai lavoratori immigrati!
  • No alle politiche di austerity della troika: la crisi è delle banche, il debito lo paghino loro
  • Occupazione ed esproprio sotto controllo operaio delle imprese che chiudono, licenziano o ricorrono alla 
    cassa integrazione!

 

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Oltre il voto la lotta continua!

Lo abbiamo scritto anche nel nostro programma elettorale: non crediamo che nessuna soluzione verrà dalle urne, proprio perché crediamo che le elezioni non possano essere altro che uno strumento di visibilità per le lotte concrete, nelle piazze, suoi luoghi di lavoro.

Queste elezioni sono state per noi importanti per diffondere il programma del nostro partito: oggi è necessario ricostruire una coscienza di classe ed è urgente la costruzione di una piattaforma in grado di unificare in un fronte unico di lotta gli studenti, i lavoratori delle industrie e dei servizi, del commercio e del pubblico impiego, i disoccupati, i lavoratori precari, i lavoratori italiani e immigrati. Una piattaforma contro i programmi di austerità e le politiche che scaricano la crisi del capitalismo sulla classe lavoratrice. Continueremo a portare avanti un programma che ponga la necessità di un governo dei lavoratori per i lavoratori, un governo socialista!
Lanciamo un appello ai lavoratori, ai giovani, a chi da tempo segue le nostre iniziative di partecipare direttamente alla costruzione del progetto comunista, un progetto di cambiamento e di rottura rispetto all’ordine stabilito.

Per quanto riguarda il risultato di Variati, siamo stati chiari sin dall’inizio. Abbiamo sempre osteggiato le politiche della sua Giunta e continueremo a farlo in quanto proseguirà con le politiche per cui si è contraddistinto fin’ora. Continueremo a portare avanti il nostro programma e lotteremo per il blocco dell’uscita dall’in house di Aim voluta fortemente da Variati, lotteremo per il blocco dei finanziamenti alle scuole paritarie (497 mila € solo nel 2012), per il blocco totale della cementificazione delle aree agricole (130mila m2 in meno con la giunta Variati) e contro la costruzione di altre case in quanto è necessario un piano di ristrutturazione delle case sfitte (7.000 appartamenti in città), quelle da subito utilizzabili vanno assegnate gratuitamente a lavoratori,disoccupati e famiglie in difficoltà.

Queste sono solo alcune delle battaglie che continueremo a portare avanti ogni giorno nelle piazze, davanti le scuole e davanti ai luoghi di lavoro.

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Fuori i fascisti dalle città, solidarietà agli organizzatori del Vicenza Pride 2013 e a lesbiche, gay, bisessuali, transgender

antifaIn relazione al volantinaggio effettuato da “Veneto Fronte Skinheads” contro l’ organizzazione del Vicenza Pride il 15 giugno 2013, il Partito di Alternativa Comunista esprime piena solidarietà agli organizzatori della manifestazione e a lesbiche, gay, bisessuali e transgender.

Non è un caso che, proprio mentre una pesantissima crisi economica si abbatte sul Paese, causando diminuzione dei diritti, licenziamenti di massa e chiusura delle fabbriche, rialzano la testa gruppi di estrema destra che si organizzano impunemente per diffondere una cultura di intolleranza nei confronti degli immigrati e degli  omosessuali, e, come la storia ha dimostrato, un  domani anche contro  quei lavoratori che certamente si mobiliteranno per difendere il loro posto di lavoro attraverso le loro organizzazioni sindacali e politiche.

La Lit (Lega Internazionale dei lavoratori ) di cui il Partito di Alternativa Comunista è sezione italiana,  si batte, in ogni Paese dove è presente con le sue sezioni,  per le pari opportunità per le persone omosessuali e transessuali e affinché venga concesso anche alle coppie gay e lesbiche il diritto al matrimonio, al divorzio e il diritto di adottare bambini.

Raffaello Giampiccolo,
candidato Sindaco del Partito di Alternativa Comunista (Lit-Ci)

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Violenza sulle donne, una piaga della società capitalista

Sì ai centri antiviolenza ma al contempo bisogna lottare per abbattere il capitalismo che è un sistema dalla natura violenta.

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In tutto il mondo la violenza sulle donne è diventata una pratica quotidiana, un vero standard di condotta che provoca casi sempre più terribili, con donne che sono brutalmente aggredite in strada, violentate sugli autobus, brutalizzate nelle proprie case. Le donne sono aggredite, stuprate e uccise in tutti gli angoli della terra. Si tratta in maggior parte di donne giovani, lavoratrici e povere, comprese bambine. È sufficiente che una donna si ribelli a suo marito, o al compagno, per diventare facile bersaglio di aggressione. Per futili motivi si verificano pestaggi quotidiani, le donne sono incatenate, bruciate con la benzina, assassinate. La tortura psicologica e i maltrattamenti dissimulati e costanti, si trasformano in aggressioni fisiche e morte. Le donne lavoratrici e quelle povere, soprattutto nei paesi coloniali e semi-coloniali, sono le principali vittime.

Ma i paesi ricchi non ne sono immuni. Questo è il ritratto della società del capitalismo, in cui le poche conquiste che le donne hanno conseguito negli ultimi decenni di lotta per l’emancipazione, stanno sprofondando in un abisso.

Quest’epoca è segnata da questo tipo di delitto, che si va diffondendo, generando per le donne una società della paura, della violenza e dell’oscurità.

È il risultato del potere dell’uomo sulla donna; è il frutto dello sfruttamento di milioni di lavoratori, che lascia i poveri e la classe operaia alla mercé di condizioni di vita ignobili, in case indegne, senza assistenza sanitaria, senza prospettive future per milioni di bambini e giovani di ogni nazionalità. Quello che aumenta non è l’emancipazione, ma il contrario, l’oppressione, l’oblio, la morte.

Le ideologie borghesi più arretrate guadagnano sempre più spazio nei mezzi di comunicazione. La stessa giornata dell’8 marzo, che dovrebbe essere una giornata emancipatrice e di lotta per le donne, è diventata spesso una farsa commerciale, che ruota intorno ad inviti a cena e regali inutili.

Avanzano, sempre più, il concetto di donna come oggetto sessuale, di proprietà dell’uomo.

Il Partito di Alternativa Comunista appoggia tutte le strutture, come i Centri AntiViolenza, che aiutano le vittime di questa barbarie. Siamo, altresì convinti che la violenza sulle donne sia uno degli aspetti della violenza di cui è impregnata la società capitalista, basata sullo sfruttamento, sul razzismo, sulla divisione del mondo fra nord e sud, ricchi e poveri. Per questo pensiamo che la violenza sulle donne, come il razzismo e altre piaghe della nostra società, potrà finire definitivamente solo con l’abbattimento del capitalismo.

Raffaello Giampiccolo

Candidato Sindaco per il Partito di Alternativa Comunista (Lit-Ci)

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Comunicato sui fatti del 4 maggio – I disobbedienti non sono i padroni del movimento contro la base

La mattina di sabato 4 maggio due nostri compagni  hanno subito un’intimidazione in piazza Matteotti, da parte di un gruppo di “disobbedienti” del Presidio No Dal Molin e sono stati costretti ad allontanarsi dal corteo degli studenti dove  si erano recati per volantinare il comunicato già diffuso alla stampa (già pubblicato qui).

In seguito, al momento del corteo unitario convocato per le h 10 davanti alla stazione, al  nostro partito, e di conseguenza allo spezzone della sinistra di classe del quale faceva parte anche il PdAC, è stato impedito di avvicinarsi al piazzale della stazione sempre da parte di un gruppo di disobbedienti. Nel frattempo il resto dei  manifestanti attendeva, ignaro, la partenza del corteo dal concentramento in stazione.

Il Partito di Alternativa Comunista è stato dall’inizio della lotta all’interno del movimento contro la base di guerra Dal Molin e contro la guerra imperialista e si è sempre battuto in prima linea nell’organizzazione di iniziative locali e nazionali, anche con i disertori dell’esercito degli Usa.

Dopo il blocco da parte dei disobbedienti, avvenuto con la collaborazione della Digos, i militanti del  PdAC hanno manifestato alla rotatoria di viale Framarin con lo spezzone della sinistra di classe, del sindacalismo di base e con le Donne in Rete per la Pace.

Denunciamo che, dall’inizio della lotta contro la base Dal Molin,  singoli  e  interi gruppi di attivisti contro la guerra sono stati costretti ad allontanarsi a causa della totale mancanza di democrazia dei disobbedienti.

Ad una valutazione politica, come è stata la nostra, si risponde, se si hanno argomenti oggettivi, con argomentazioni politiche. Invece oggi i Disobbedienti sono scesi nel campo delle intimidazioni negando il diritto al dissenso.

Questo è quanto è successo.

L’importante battaglia contro la guerra e le sue basi, strumenti di distruzione di massa, hanno bisogno della massima unità , della massima trasparenza delle posizioni e, soprattutto, di verità.

Il Partito di Alternativa Comunista (sezione italiana della Lit-Ci Lega Internazionale dei Lavoratori) continuerà a Vicenza, come in tutti i 25 Paesi del mondo dove è  presente con sue sezioni, nella lotta contro la guerra.


Patrizia Cammarata
Comitato Centrale del Partito di Alternativa Comunista (Lit-Ci)

 

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Vicenza, 4 maggio: uniamo la lotta contro le basi alle lotte contro austerity e licenziamenti.

foto base militare Pluto _Longare Vicenza (per articolo VallesellaLA CRISI È DEL CAPITALE, LA GUERRA ANCHE.
NO AI LICENZIAMENTI, NO ALLE BASI.

La lotta per la chiusura e la conversione ad uso civile delle basi militari vede impegnati a livello internazionale tutte le compagni e i compagni delle organizzazioni aderenti alla Lit-CI (Lega Internazionale dei Lavoratori – Quarta internazionale). Oggi come Partito di Alternativa Comunista (sezione italiana della Lit-CI) siamo ancora una volta in prima linea per denunciare il massacro che produce la guerra imperialista e lo scempio ambientale che è stato commesso costruendo la base sulla falda acquifera.

Ma questo non basta, in questa giornata vogliamo ricordare la complicità di tutti coloro i quali hanno preso parte, più o meno attivamente, alla svendita della lotta contro il Dal Molin accontentandosi di aver strappato, dopo anni di battaglie, un semplice pezzo di terra adiacente alla base che qualcuno ha avuto il coraggio di chiamare Parco della Pace. Si tratta di un’opera di compensazione voluta fortemente dal sindaco del PD di Vicenza Achille Variati. Infatti nel 2010 Variati annunciò con grande enfasi e soddisfazione che, dopo il viale della Pace situato di fronte alla caserma Ederle (base militare che ospita in città il comando delle forze armate Usa operanti in Africa) e il villaggio della Pace (area residenziale dei militari Usa), a Vicenza nasceva anche il “Parco della Pace” in quanto il governo nazionale concedeva l’area inutilizzata proprio affianco alla nuova enorme base. E certamente non furono molte le voci allora fuori dal coro: il Presidio Permanente non ha mai respinto il Parco della Pace in quanto compensazione, anzi.

In aggiunta va detto che il Partito di Alternativa Comunista fu l’unica organizzazione politica che si rifiutò di appoggiare il referendum del 2008 sul Dal Molin. Quel referendum ebbe l’effetto contrario a quello che i promotori dicevano di voler ottenere: seppure migliaia di cittadini si dichiararono contrari alla base, il voto non poteva avere alcun valore legale e, qualora l’avesse avuto, sappiamo bene che gli Usa e il Governo italiano non l’avrebbero preso minimamente in considerazione. Basta vedere come è finito il referendum del 2011 sul controllo e la gestione dei servizi pubblici essenziali (ancora oggi la percentuale in bolletta per i profitti garantiti, ovvero la speculazione sull’acqua e il servizio idrico, non è stata abolita).
L’unico modo per impedire la costruzione della nuova base militare poteva essere solo la mobilitazione ad oltranza, senza scendere a patto con l’istituzione, senza intraprendere ingannevoli vie legali, senza accettare compromessi né compensazioni. Bisognava prendere esempio dalla Val di Susa che, da oltre vent’anni, è in lotta e non si piega alla realizzazione del Tav!

Tuttavia il danno è fatto e non possiamo certamente rimanere in silenzio. Per non incappare più in questi errori bisogna ripartire subito dalla lotta contro le servitù militari e contro le guerre imperialiste collegandole ad un più ampio programma di mobilitazioni che sappia coinvolgere i settori più colpiti dalla crisi del capitalismo. Crediamo sia indispensabile continuare tenacemente l’attività contro la guerra, contro le basi e a favore della diserzione. Però pensiamo sia necessario farlo in modo completo, legando la battaglia contro la guerra a quella per la difesa del lavoro e dei diritti sociali e alla lotta più generale contro la crisi economica provocata dai pochi ai danni di molti. Questa battaglia deve avere il coraggio di affrontare il grande responsabile dell’esistenza di basi, guerre, disoccupazione e fame. Questo responsabile ha un nome: capitalismo. Tentare di riformarlo, dandogli un “volto umano”, è un’illusione.
A differenza degli altri (Sel, Rifondazione, Movimento 5 Stelle, Presidio Permanente,…), noi pensiamo che questo sistema non possa essere riformato, ma solo rovesciato con le lotte che devono partire dalle piazze, dalle scuole e dai luoghi di lavoro. La soluzione alle tragiche catastrofi che il capitalismo genera sta in un sistema realmente e radicalmente alternativo, un sistema sociale ed economico basato sul socialismo.

UNIAMO LA LOTTA CONTRO LE BASI ALLE LOTTE CONTRO AUSTERITY E LICENZIAMENTI!
FERMIAMO LA GUERRA IMPERIALISTA!
FUORI LE TRUPPE DAI TERRITORI OCCUPATI!
ABOLIRE L’ALLEANZA ATLANTICA (NATO)!
CHIUSURA DI TUTTE LE BASI PER UNA RICONVERSIONE AD USI CIVILI!

scarica il volantino della manifestazione

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Il Primo Maggio è dei lavoratori e delle lavoratrici che lottano

La giornata del Primo Maggio è nata più di 120 anni fa, in ricordo dei “martiri di Chicago” che furono condannati a morte negli Stati Uniti per aver diretto una lotta contro lo sfruttamento capitalistico. Dal 1889 si decise di realizzare ogni anno, in occasione della ricorrenza, una giornata internazionale di lotta della classe lavoratrice. Da allora, i padroni hanno tentato, a più riprese, di cancellare il Primo Maggio: basta pensare ai recenti tentativi governativi di cancellare la festività del Primo Maggio e alle ordinanze dei sindaci di centrodestra e centrosinistra che permettono l’apertura delle attività commerciali.

Quest’anno i burocrati di Cgil, Cisl e Uil hanno invitato i padroni (cioè i rappresentanti di Confindustria!) a salire sui palchi del Primo Maggio! E’ il risultato ultimo di quella che è stata in questi anni la politica di queste direzioni sindacali: concertazione al posto della lotta di classe, collaborazione con gli industriali anziché scioperi, dismissione dei diritti anziché difesa intransigente degli stessi.
Il Partito di Alternativa Comunista, sezione italiana della Lega Internazionale dei Lavoratori-Quarta Internazionale, ripudia questa strumentalizzazione della giornata del Primo Maggio e invita a trasformare ogni manifestazione in autentica giornata di lotta!

OccupyMayDayTree
Il Primo Maggio non può essere una giornata di conciliazione tra padroni e lavoratori: il Primo Maggio è la giornata dei lavoratori e delle lavoratrici che lottano contro lo sfruttamento del lavoro. Lavoratori e padroni, sfruttati e sfruttatori, hanno interessi contrapposti e per questo non ci può essere nessuna conciliazione, nessuna “pace sociale”.

Il Primo Maggio non è una giornata di “festa”: dev’essere una delle giornate con cui i lavoratori europei devono organizzarsi su scala internazionale per respingere gli attacchi della Troika.
Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale scaricano i costi della crisi sulle spalle dei giovani, dei lavoratori, degli immigrati, delle donne. Per questo, impongono ai governi europei misure di austerità con cui smantellano e privatizzano i servizi pubblici e i diritti sindacali. I lavoratori devono organizzarsi per rispondere a questi attacchi, devono utilizzare la principale arma che hanno a disposizione per respingere queste misure: lo sciopero generale e prolungato.

Raffaello Giampiccolo – Candidato sindaco per il Partito di Alternativa Comunista

Davide Primucci – Capolista dei candidati in Consiglio Comunale per il Partito di Alternativa Comunista

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Il nostro programma in sintesi

  • no alla privatizzazione di Aim
  • no alla svendita dei servizi pubblici ai privati
  • i servizi pubblici (trasporti, sanità,…) devono stare sotto il controllo degli utenti e dei lavoratori
  • blocco totale della cementificazione delle aree agricole
  • piano di bonifica e conversione in verde pubblico di tutti i siti abbandonati e/o contaminati
  • piano di ristrutturazione delle case sfitte per ridare lavoro agli operai edili
  • diritto alla casa per tutte/i
  • piano di assegnazione gratuita delle case sfitte (7.000 appartamenti in città) ai bisognosi
  • apertura di spazi sociali gratuiti ed autogestiti per i giovani e i pensionati
  • asili e scuole pubbliche, no ai finanziamenti agli asili privati
  • abrogazione delle ordinanze contro i mendicanti, la lotta alla povertà non si fa con blitz repressivi ma mettendo in campo servizi sociali e mediatori culturali
  • basta sprecare migliaia di euro con l’installazione di telecamere
  • i luoghi di cultura devono avere una proposta artistica collettiva condivisa da artisti e utenti
  • pari opportunità per i cittadini disabili
  • lotta all’inquinamento, piste ciclabili e trasporto pubblico gratuito a corse continue
  • reddito sociale per disoccupati e precari
  • nazionalizzazione sotto controllo operaio delle aziende che chiudono, delocalizzano o licenziano
  • no Tav, né a Vicenza né altrove, più finanziamenti ai treni per i pendolari
  • no al razzismo: unità di classe fra lavoratori nativi ed immigrati
  • No al Dal Molin-Del Din, No alla Caserma Ederle, No a Site Pluto
  • chiusura e conversione ad uso civile di tutte le basi militari
  • nessuno spazio ai fascisti, impedire la creazione dei covi di Casapound e Forza Nuova

Alternativa Comunista partecipa alle elezioni non riponendo in esse nessuna illusione, usandole solo come tribuna per amplificare il programma e la prospettiva di unificare e far crescere le lotte studentesche e dei lavoratori in direzione di un’alternativa rivoluzionaria.

Oggi è necessario ricostruire una coscienza di classe ed è urgente la costruzione di una piattaforma in grado di unificare in un fronte unico di lotta i lavoratori delle industrie e dei servizi, del commercio e del pubblico impiego, i disoccupati e i lavoratori precari, i lavoratori italiani e immigrati. Una piattaforma contro i programmi di austerità e le politiche che scaricano la crisi del capitalismo sulla classe lavoratrice. Portiamo avanti un programma che ponga la necessità di un governo dei lavoratori per i lavoratori, un governo socialista!

I nostri candidati sono i tribuni del nostro programma, i nostri eventuali eletti non avranno, per statuto del partito fin dalla sua nascita, nessun privilegio economico.

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