Convertire il degrado in verde pubblico.

Se da un lato l’amministrazione di centrosinistra s’è dimostrata sensibile alla tematica ambientale installando il fotovoltaico sui tetti delle scuole e mettendo a dimora centinaia di piante in città, dall’altro ha portato avanti piani di cementificazione che comprometteranno definitivamente l’assetto delle città: la Giunta ha stabilito nuove aree edificabili e non si è opposta a vecchi piani di costruzione su quei territori in cui sarebbe doverosa la realizzazione di nuovi parchi urbani.

Bisogna fare attenzione anche sulla questione alberi: in 5 anni ci sono state circa 20 mila nuove piantumazioni e tra queste vi sono circa 1.200 alberi di pronto effetto (cioè già con un’altezza di qualche metro e un diametro consistente). Va considerato che i restanti impianti sono per oltre il 90 per cento piccole piantine collocate nei boschi periurbani, ad esempio come quello lungo l’autostrada A4. Inoltre i 1.200 alberi veri e propri sono stati piantati nelle misere aree verdi già esistenti in città, infatti ad oggi ogni vicentino può contare solo su 10,46 m2 di verde pubblico. Vicenza ha 488 m2 di aree verdi ogni 10mila m2 di superficie (28sima in graduatoria su 42 città di medie dimensioni censite: dati contenuti nel XIX dossier Ecosistema Urbano, l’indagine sulla qualità ambientale delle città elaborata da Legambiente e Sole 24 Ore su dati Istat).

Variati ha annunciato l’obiettivo di arrivare presto a 4 milioni di m2 di verde pubblico, cioè a 20 m2 in più per ogni abitante. Proclama dal sapore ingannevole: l’aumento di aree verdi si basa sugli ipotetici nuovi parchi previsti dal Pat e dal Piano Interventi, e in particolare sul Parco della Pace (650 mila m2 di palude) e sul vicino parco del Bacchiglione (altri 900 mila m2, la cui realizzazione è però molto più incerta tenuto conto che si tratta di territorio agricolo coltivato). Assieme, i due assorbono oltre la metà dei 2 milioni e 400 mila m2 di nuovo verde previsto. A questi si aggiungono il parco della colonia Bedin Aldighieri, quello di Gogna, quello dei Ferrovieri. Tre parchi che messi insieme arrivano a 320 mila m2, ma sono tutti luoghi già ricchi di vegetazione lasciata però a sé stessa, in questi 3 casi si tratta quindi di sistemare aree già esistenti, non di crearle ex novo.

Per quanto riguarda la vera e propria creazione di aree verdi (Saviabona, San Pio X e Laghetto) l’inganno è doppio: la realizzazione di parchi pubblici è inserita in pesanti operazioni di cementificazione che interessano aree ancora agricole.

I parchi arrivano, certo, ma insieme a condomini e villette (e basi militari). Senza tener conto che per tutte le aree sopraindicate mancano tempi di realizzazione, costi e modalità di gestione.

In questo elenco di future – e dubbie – aree verdi stilato dal Comune restano praticamente esclusi tutti i quartieri più densamente abitati. Ad esempio, nel quartiere Pomari il comune ha tentato un bizzarro ricorso al Tar non per l’ulteriore cementificazione in sé ma per il fatto che «l’apertura di due nuovi stabili genererebbe un’aggregazione di più esercizi commerciali che potrebbero avere le caratteristiche di parco commerciale». Ma il Tar ha bocciato lo stop del Comune perché «il rigetto poco ha a che vedere con le valutazioni di natura strettamente urbanistica ed edilizia». Da qui l’ok del Settore edilizia del Comune alla costruzione dei nuovi blocchi di cemento nell’area incolta di via Fermi che una decina di anni fa era destinata alla creazione di un enorme parco urbano.

Realizzare spazi verdi in zone già sature non è certo semplice, ma la volontà è tutto, e questa amministrazione non si è certo spesa per la bonifica e la sistemazione di aree abbandonate come l’ex Lanerossi ai Ferrovieri (che potrebbe potenzialmente diventare un parco), l’area ex Beltrame a S. Felice oppure l’ex Centrale del Latte a S. Bortolo (qui in realtà è andato deserto un bando pubblico in cui si prevede la cessione dell’area a privati). Qualcosa è stato fatto per la bonifica dell’area ex Zambon, ma poi che ne sarà di quell’area? E dell’area ex Domenichelli in via Torino? L’elenco non finisce qui.

Per migliorare la qualità complessiva del verde sono necessarie scelte urbanistiche più coraggiose che il sindaco Variati non s’è sentito di fare perché affezionato alla lobby del cemento: se è vero che il Piano interventi abbozza centinaia di migliaia di metri quadrati di verde pubblico (tutti sulla carta), è anche vero che ci sono decine di migliaia di metri quadrati di campagna destinati a sparire per fare spazio a lottizzazioni.

Il programma di Alternativa Comunista è senza dubbio l’unico che prevede il blocco di nuove costruzioni e la conversione in nuove aree verdi di tutti i luoghi sopraelencati. La nostra città, così come gran parte di quelle italiane, ha vissuto momenti di espansione e cementificazione selvaggia in cui le vecchie aree industriali sono state abbandonate e inglobate nel tessuto residenziale. Queste aree aspettano di essere riqualificate da tempo. Non c’è più tempo da perdere, è necessario bonificare quelle aree per poi farne parchi urbani riqualificando così diverse zone della città che oggi si distinguono solo per il loro livello di degrado.

Alternativa Comunista ritene doverosa la creazione di nuove aree verdi per ridurre l’inquinamento e il degrado ambientale di Vicenza, sempre ai primi posti tra le città più inquinate. Ovviamente a tutto questo va associato l’incentivo all’utilizzo del trasporto pubblico locale seguito dalla riduzione del traffico privato. Oggi è improrogabile l’attuazione di tutto questo, vogliamo difendere la salute e batterci contro il degrado ambientale che il capitalismo foraggia ogni giorno.

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