Vicenza, 4 maggio: uniamo la lotta contro le basi alle lotte contro austerity e licenziamenti.

foto base militare Pluto _Longare Vicenza (per articolo VallesellaLA CRISI È DEL CAPITALE, LA GUERRA ANCHE.
NO AI LICENZIAMENTI, NO ALLE BASI.

La lotta per la chiusura e la conversione ad uso civile delle basi militari vede impegnati a livello internazionale tutte le compagni e i compagni delle organizzazioni aderenti alla Lit-CI (Lega Internazionale dei Lavoratori – Quarta internazionale). Oggi come Partito di Alternativa Comunista (sezione italiana della Lit-CI) siamo ancora una volta in prima linea per denunciare il massacro che produce la guerra imperialista e lo scempio ambientale che è stato commesso costruendo la base sulla falda acquifera.

Ma questo non basta, in questa giornata vogliamo ricordare la complicità di tutti coloro i quali hanno preso parte, più o meno attivamente, alla svendita della lotta contro il Dal Molin accontentandosi di aver strappato, dopo anni di battaglie, un semplice pezzo di terra adiacente alla base che qualcuno ha avuto il coraggio di chiamare Parco della Pace. Si tratta di un’opera di compensazione voluta fortemente dal sindaco del PD di Vicenza Achille Variati. Infatti nel 2010 Variati annunciò con grande enfasi e soddisfazione che, dopo il viale della Pace situato di fronte alla caserma Ederle (base militare che ospita in città il comando delle forze armate Usa operanti in Africa) e il villaggio della Pace (area residenziale dei militari Usa), a Vicenza nasceva anche il “Parco della Pace” in quanto il governo nazionale concedeva l’area inutilizzata proprio affianco alla nuova enorme base. E certamente non furono molte le voci allora fuori dal coro: il Presidio Permanente non ha mai respinto il Parco della Pace in quanto compensazione, anzi.

In aggiunta va detto che il Partito di Alternativa Comunista fu l’unica organizzazione politica che si rifiutò di appoggiare il referendum del 2008 sul Dal Molin. Quel referendum ebbe l’effetto contrario a quello che i promotori dicevano di voler ottenere: seppure migliaia di cittadini si dichiararono contrari alla base, il voto non poteva avere alcun valore legale e, qualora l’avesse avuto, sappiamo bene che gli Usa e il Governo italiano non l’avrebbero preso minimamente in considerazione. Basta vedere come è finito il referendum del 2011 sul controllo e la gestione dei servizi pubblici essenziali (ancora oggi la percentuale in bolletta per i profitti garantiti, ovvero la speculazione sull’acqua e il servizio idrico, non è stata abolita).
L’unico modo per impedire la costruzione della nuova base militare poteva essere solo la mobilitazione ad oltranza, senza scendere a patto con l’istituzione, senza intraprendere ingannevoli vie legali, senza accettare compromessi né compensazioni. Bisognava prendere esempio dalla Val di Susa che, da oltre vent’anni, è in lotta e non si piega alla realizzazione del Tav!

Tuttavia il danno è fatto e non possiamo certamente rimanere in silenzio. Per non incappare più in questi errori bisogna ripartire subito dalla lotta contro le servitù militari e contro le guerre imperialiste collegandole ad un più ampio programma di mobilitazioni che sappia coinvolgere i settori più colpiti dalla crisi del capitalismo. Crediamo sia indispensabile continuare tenacemente l’attività contro la guerra, contro le basi e a favore della diserzione. Però pensiamo sia necessario farlo in modo completo, legando la battaglia contro la guerra a quella per la difesa del lavoro e dei diritti sociali e alla lotta più generale contro la crisi economica provocata dai pochi ai danni di molti. Questa battaglia deve avere il coraggio di affrontare il grande responsabile dell’esistenza di basi, guerre, disoccupazione e fame. Questo responsabile ha un nome: capitalismo. Tentare di riformarlo, dandogli un “volto umano”, è un’illusione.
A differenza degli altri (Sel, Rifondazione, Movimento 5 Stelle, Presidio Permanente,…), noi pensiamo che questo sistema non possa essere riformato, ma solo rovesciato con le lotte che devono partire dalle piazze, dalle scuole e dai luoghi di lavoro. La soluzione alle tragiche catastrofi che il capitalismo genera sta in un sistema realmente e radicalmente alternativo, un sistema sociale ed economico basato sul socialismo.

UNIAMO LA LOTTA CONTRO LE BASI ALLE LOTTE CONTRO AUSTERITY E LICENZIAMENTI!
FERMIAMO LA GUERRA IMPERIALISTA!
FUORI LE TRUPPE DAI TERRITORI OCCUPATI!
ABOLIRE L’ALLEANZA ATLANTICA (NATO)!
CHIUSURA DI TUTTE LE BASI PER UNA RICONVERSIONE AD USI CIVILI!

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